sabato, Novembre 8, 2025
No menu items!
spot_img
HomeCultura e LibriDal sorriso di Puglisi alla penna di De Mauro: il CNDDU richiama...

Dal sorriso di Puglisi alla penna di De Mauro: il CNDDU richiama la scuola a coltivare memoria e verità

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani invita il mondo della scuola a prolungare la memoria di Don Pino Puglisi e di Mauro De Mauro, andando oltre le date ufficiali delle commemorazioni. Troppo spesso le ricorrenze rischiano di trasformarsi in rituali formali, mentre queste due figure ci chiedono di essere ricordate con gesti concreti, con esperienze educative che sappiano parlare agli studenti del presente.

Don Pino Puglisi, parroco del quartiere Brancaccio di Palermo, fu assassinato da Cosa Nostra il 15 settembre 1993, davanti alla porta di casa, nel giorno del suo 56º compleanno. La sua arma era semplice e rivoluzionaria: il sorriso. Non era un sorriso ingenuo, ma un gesto consapevole che disarmava i ragazzi, anche quelli già attratti dalla mentalità mafiosa. Era la prova che la gentilezza può essere un atto di coraggio, un modo per contrapporsi all’odio senza generare altro odio. In un tempo in cui la violenza verbale, anche attraverso i social, sembra crescere tra i giovani, quel sorriso diventa un simbolo pedagogico potente: mostrare che la fermezza può avere il volto della dolcezza, che la vera ribellione passa dalla capacità di non farsi contagiare dall’aggressività. Raccontare agli studenti questo aspetto della sua personalità significa proporre loro un modello diverso di forza, lontano da quello basato sulla sopraffazione.

Diverso, ma complementare, è il messaggio di Mauro De Mauro, giornalista dell’“Ora” di Palermo, rapito e ucciso dalla mafia il 16 settembre 1970, proprio a Palermo, mentre rientrava a casa. La sua cifra era la meticolosità, la pazienza, la capacità di scavare senza fermarsi alle versioni ufficiali. Non cercava il clamore, ma la verità. E proprio in questo atteggiamento si nasconde la sua eredità più viva: un insegnamento a non accontentarsi, a non fermarsi alla superficie, a coltivare uno sguardo critico e autonomo. Per i ragazzi di oggi, abituati a essere travolti da notizie veloci e spesso contraddittorie, la sua lezione è quanto mai urgente: imparare a distinguere i fatti dalle opinioni, a controllare le fonti, a chiedersi sempre cosa si nasconda dietro un racconto.

La scuola, più di ogni altra istituzione, può farsi custode e trasmettitrice di queste due eredità. Non basta ricordare Puglisi e De Mauro come vittime: occorre farli vivere come educatori silenziosi, come compagni di viaggio per gli studenti. Si può partire da attività creative, teatrali, giornalistiche, ma soprattutto dal dialogo quotidiano in classe, da quei momenti in cui gli insegnanti aiutano i ragazzi a decifrare il mondo. Il sorriso di Don Pino e la lente d’ingrandimento di De Mauro diventano allora due metafore educative: la prima insegna a trasformare i conflitti senza violenza, la seconda ad affrontare l’informazione senza ingenuità.

Il loro messaggio educativo insegna a non accettare passivamente ciò che ci circonda, ma a interrogarsi, a porsi domande, a cercare alternative possibili. È un invito a sviluppare non solo conoscenze, ma anche coscienze. Significa educare alla resilienza di fronte alle difficoltà, alla responsabilità personale davanti alle scelte, e al coraggio di non voltarsi dall’altra parte quando emergono ingiustizie. È un messaggio che non si esaurisce nelle ore di lezione, ma che può ispirare la vita intera dei ragazzi, aiutandoli a diventare cittadini attenti, critici e solidali.

Non si tratta quindi di anniversari, ma di percorsi di memoria attiva che intrecciano passato e futuro, etica e didattica. Ricordare Puglisi e De Mauro significa dare continuità al loro lavoro dentro le aule scolastiche, trasformare la memoria in pratica, e la pratica in cittadinanza.

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani invita tutte le scuole italiane a raccogliere questa eredità, a condividere le proprie esperienze, a far circolare le voci degli studenti che scelgono di farsi testimoni di legalità e verità. Solo così il ricordo diventa vita, e la scuola si conferma presidio di dignità, di libertà e di coraggio civile.

Agli studenti in particolare rivolgiamo un appello: fate vostro il sorriso e la penna. Il sorriso, come quello di Don Pino, per trasformare i conflitti quotidiani in opportunità di incontro; la penna, come quella di De Mauro, per cercare la verità senza compromessi. Entrambi sono strumenti semplici, ma potentissimi, che nessuna mafia e nessuna menzogna potranno mai spegnere. La loro forza sta nella vostra capacità di usarli con consapevolezza, trasformando la memoria in azione e l’azione in futuro.

Perché ricordare non basta: occorre rendere vivo ciò che loro hanno iniziato.

prof. Romano Pesavento

presidente CNDDU

RELATED ARTICLES
Advertismentspot_img
- Advertisment -spot_img

ULTIME NOTIZIE

Advertismentspot_img
Advertisment