La Sicilia è in coda alla classifica per tasso di occupazione. A certificarlo è l’annuario delle regioni europee di Eurostat relativo al 2024, che colloca la Sicilia, con una percentuale del 50,7%, fra le ultime rispetto alle altre 240 regioni analizzate. “Questi dati sono la conferma di un cortocircuito nel sistema lavoro dell’isola, di un nodo strutturale che non consentirà di invertire la rotta se non si interviene con una svolta radicale” afferma il segretario generale della Cisl Sicilia, Leonardo La Piana, che mette in evidenza le criticità di questo momento congiunturale, economico e sociale nell’isola. “Siamo in una fase di grande disponibilità di risorse economiche, in virtù del Pnrr e dei Fondi europei – aggiunge la Piana – eppure non si riesce a mettere in campo tutti gli investimenti possibili. Uno dei grandi fattori di rallentamento è la carenza di competenze, che ha un effetto immediato nella difficoltà di progettare misure e interventi da un lato e dall’altro nella mancata risposta alle esigenze del sistema produttivo”. Per la Cisl Sicilia il primo nodo strutturale da sciogliere è quello del disallineamento fra formazione e mondo del lavoro. “Sono due realtà ancora scollegate nell’isola – sottolinea La Piana – dove si formano professionalità spesso in esubero rispetto alla reale domanda, mentre mancano le competenze richieste dalle imprese. Gli investimenti rischiano di restare al palo se non si crea una sinergia vera e non solo sulla carta, fra imprese e sistema della formazione”. Altro nodo strutturale per la Cisl è quello delle retribuzioni, rispetto alle quali la Sicilia è indietro: secondo la Cgia di Mestre, infatti, la retribuzione media giornaliera in Sicilia è di 75,55 euro, contro i 104 euro del Nord. A livello annuo, i dati sono estremamente chiari: i lavoratori di Trapani guadagnano in media 14.854 euro lordi, mentre a Palermo ci si ferma a 17.911 euro, a Catania a 18.303 euro, e a Siracusa a 18.227 euro. “A incidere sui tassi di occupazione in Sicilia – aggiunge La Piana – è anche la bassa o inadeguata retribuzione che costituisce un evidente disincentivo: se un lavoro è mal pagato, è difficile che si accetti di svolgerlo. Serve quindi un cambio di passo che si può e si deve compiere”. A settembre la Cisl nazionale ha pubblicato il report che ha evidenziato come attraverso la contrattazione collettiva nazionale si migliorino le retribuzioni dei lavoratori e si recuperi il potere d’acquisto con ovvie ricadute positive per tutta l’economia. “Questo modello va replicato nei territori, attraverso la contrattazione di secondo livello che va meglio collegata alla contrattazione sociale – continua il segretario generale della Cisl Sicilia – ma contestualmente va abbassato il costo del lavoro, mantenendo le buste paga agli stessi livelli. Per farlo occorre intervenire con politiche fiscali adeguate, a partire dal cuneo fiscale”. La Cisl Sicilia ribadisce la necessità di dare vita a un patto, “che serva per dare centralità e protagonismo al lavoro, soprattutto in realtà complesse come la Sicilia”.








