Si è conclusa ieri, domenica 2 novembre, con una serata di musica e suoni tradizionali arabo-palestinesi presso il Chiostro di San Francesco, con il dj set di Diva Futura (Marcello Cangemi), la due giorni “Focus Mediterraneo – Palestina”, organizzata dal Comitato Zahar e ospitata nei locali dell’ex badia Santa Venera. Un evento intenso e corale, fatto di incontri, mostre, testimonianze e ascolti performativi, in cui artisti, attivisti, giornalisti e cittadini hanno condiviso conoscenza, esperienza e passione civile per la causa palestinese.
Le due giornate hanno mostrato come la cultura possa essere ancora oggi uno spazio di verità, un atto di resistenza e di vicinanza concreta a un popolo che subisce da decenni un regime di apartheid e di violenza sistematica.
La giornata conclusiva si è aperta al mattino con il laboratorio per bambini “Tutti i colori sono importanti”, condotto da Stefania Cordone, che ha affrontato in modo semplice e diretto il valore dell’inclusione e la bellezza della diversità come ricchezza comune. A seguire, l’ascolto performativo di Gianluca Cangemi, per il collettivo Radio Commons, che tramite archivi radiofonici – parole, musiche e suoni di contesto – ha unito Danilo Dolci ai rumori dei droni su Gaza, fino alle voci dei bambini che, in un gesto di tragica imitazione, riproducono i bombardamenti. Un’esperienza immersiva che ha preparato il pubblico al momento centrale del pomeriggio: il collegamento in diretta da Gaza con Alhassan Selmi, giornalista recentemente insignito della Colomba d’Oro al merito del giornalismo e della pace, che ha raccontato ai presenti la vita quotidiana sotto le bombe e la disumanizzazione costante inflitta dal regime israeliano. In dialogo con lui, l’illustratrice Marcella Brancaforte, che ha dato forma visiva al suo diario di guerra nella mostra “Be My Voice”, ancora visitabile nelle stanze della Badia, accanto all’installazione Appesi di Stefania Cordone, in cui panni irrigiditi da terra e argilla evocano corpi, abitudini quotidiane e vite sospese. Dal progetto “Be my voice” i due autori, insieme al giornalista Raffaele Oriani, danno alle stampe i libri “Hassan e il genocidio” e “Il popolo meraviglioso” , disponibili da mercoledì presso la libreria Edicolè Barreca.
L’incontro è stato magistralmente moderato dal giornalista e scrittore Antonio Mazzeo, che ha offerto una lettura profonda e documentata della militarizzazione in atto della Sicilia, dalle scelte del governo nazionale sull’aeroporto di Birgi — destinato all’addestramento dei piloti di F-35 (il primo fuori dagli Stati Uniti) — a quello regionale di Schifani, che dirotta 252 milioni di euro per le infrastrutture civili a favore di altre per la “difesa”. E’ intervenuto inoltre, oltre a Michele Spallino per conto dello stesso Comitato Zahar, parlando della centralità della narrazione mediatica sulla strategia genocidiaria, anche un rappresentate di Zona Aut, Elio Teresi, che porta avanti campagne di boicottaggio (BDS) contro le economie legate alla guerra e all’industria militare, invitando a disinnescare i meccanismi economici del genocidio già con scelte “vicine”: dalla Leonardo, con sede anche a Palermo, con il suo ruolo cruciale nelle forniture belliche per il genocidio, fino anche al resort sardo di Aeroviaggi, gruppo della famiglia Mangia, che ospita contingenti militari israeliani nelle pause tra una strage e un’altra.
Il giorno precedente il noto blogger Giuseppe Salamone ed il medico e attivista Adham Darawsha avevano offerto una lettura lucida e impietosa del piano “Peace for Prosperity”, svelandone la vera natura: non un progetto di pace, ma la formalizzazione di un disegno coloniale di espropriazione e dominio, oltre che di narrazione distorta per distrarre da uccisioni che sono continuate.
Il titolo stesso del Focus — Mediterraneo–Palestina — ha voluto ricordare come le due sponde di questo mare condividano una stessa identità culturale, la stessa matrice di umanità e resistenza che la nostra patrona, Sant’Anna, nata in Palestina, incarna simbolicamente. Nonostante la forza e la profondità degli interventi, è stato impossibile non notare le assenze: quelle della politica, dei partiti, delle istituzioni, quasi del tutto estranei – salvo le eccezioni di un paio di consiglieri e del sindaco – a un appuntamento che avrebbe dovuto coinvolgerli in prima linea. Hanno perso loro un’occasione di crescita, di ascolto, di partecipazione umana e civile.
Chi c’era ha sentito che questo Focus non è stato solo un evento, ma un gesto di resistenza morale, un modo per restare vivi in un tempo che anestetizza le coscienze.
Dalla due Giorni è emersa con chiarezza la necessità di continuare la lotta e il sostegno alla resistenza palestinese, oggi oppressa da un regime israeliano criminale e tutt’altro che democratico, che disumanizza un intero popolo con la complicità silenziosa dei governi occidentali, Italia ed Europa comprese. Il colonialismo contemporaneo si traveste da progresso, ma continua a fondarsi sulle stesse logiche di conquista e sfruttamento economico.
Come a Gaza per il gas, in Sudan per l’oro, in Venezuela per il petrolio, ogni genocidio – attuale o venturo – nasce da interessi economici e da un modello di potere che alimenta le economie di guerra.
La Palestina, oggi, sta insegnando al mondo che resistere significa tornare nelle strade, riunirsi, riconoscersi nel dolore e nell’empatia, restare umani.
Ed è da questo insegnamento che il Comitato Zahar ripartirà: con la promessa di continuare, anche se in forme diverse, questa lotta di verità e dignità, contro ogni forma di genocidio e colonialismo.








