Ieri l’intera comunità di Petralia Sottana si è stretta attorno alla famiglia di Yonas Tekle Tesfay, giovane eritreo morto nel naufragio di Lampedusa del 3 ottobre 2013. Come ogni anno non una mera celebrazione della “Giornata della Memoria e dell’Accoglienza”. Quest’anno, però, ancora di più, con la presenza della madre Mihret, dei fratelli Tedros ed Esey e del piccolo nipote Emmaus, questa si è trasformata in un abbraccio sentito, in un sentimento che, cementatosi negli anni, non annulla la sofferenza ma costruisce legami che travalicano il tempo e le distanze.
Ad onorare i tanti naufraghi senza nome anche i giovani africani che oggi vivono a Petralia Sottana e Petralia Soprana e che da tempo fanno parte integrante della nostra comunità e insieme alla famiglia hanno deposto un fiore per ogni lapide. Un piccolo gesto per ricordare il nostro dovere di restare umani in un tempo in cui, da Gaza, all’Ucraina al Sudan, fino a tante terre senza nome, troppi vivono la tragedia della guerra e del genocidio








