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Preghiera a San Michele , dentro….Ballarò

Palermo è una città che non si può solo raccontare con le parole, bisogna viverla dal di dentro attraversarla nelle sue viscere, sentirne il respiro, il battito del suo cuore profondo, per fare questo devi entrare dentro i suoi quartieri con le sue abitudini, tradizioni e feste religiose, è li che cominci a sentirne l’anima.

Bellissima la città, l’ami e la odi, la ami per quella bellezza spavalda e prepotente che vedi ovunque ti giri , non resti affascinato solo dal bello, ma da tutto quello che di stravagante vedi, accozzaglia di colori che ti fanno sentire in Africa, profumi di curcuma che ti portano in India, teste coperte  da chechia tunisina, , una città a colori multietnica che si  mescola con il popolo che vive nei quartieri di Ballarò ed il Capo, per citare i più antichi e popolari, dove ancora resistono forti le feste religiose, in una sorta di voglia di gareggiare a chi riesce a organizzare la festa più bella e sontuosa che ricorda il barocco, l’eccesso, la dominazione spagnola.

Sfilano le confraternite con i loro simboli di fede, la banda musicale intona note a festa e le luci delle luminarie sfavillano sfarzose, decorando di bello anche ciò che di brutto c’è intorno.Si è conclusa la settimana di preghiera con l’uscita solenne di San Michele nel quartiere Ballarò, in quella chiesa bellissima che si trova in una piazza, quasi sempre riempita da oggetti del riuso, specialmente durante il mercato della domenica.

La chiesa di San Saverio è un gioiello barocco in mezzo al deserto fatto di cemento sgretolato, palazzi brutti e dimessi, segno di decadenza e povertà.Il quartiere non naviga nell’oro, ci si arrangia alla meno peggio, “abbanniando” frutta e dolore all’aria, fatto di privazioni che si tramandano di generazione in generazione.

Fotografi  i volti : i bambini sono bellissimi, i genitori meno, conoscono la fatica e privazione culturale, possono avere i cellulari più costosi e le “motorette” più alla moda, ma molti restano come si dice a Palermo “tasci” nei modi, mischiandosi a chi invece studiando ce l’ha fatta, ad essere altro.

Io ritorno spesso li, tra questa gente che è  rimasta vera, immutabile, non è un caso che Franco Scaldati ricercasse proprio li i suoi attori “non attori” straordinariamente ancora umani.Tra sacro e profano, si consumano le feste religiose di cui ha parlato il Pitre’, sarebbe bello poterle riscrivere con gli occhi degli anni che corrono , occhi nuovi .

Siamo capaci di portare in giro quintali di legno in spalla, con il simulacro di uomini e donne che chiamiamo santi, ci commuoviamo come bambini dinnanzi a questi santi perchè una lama di dolore infondo attraversa tutte le nostre vite, con la stessa intensità però non sappiamo togliere dalla strada un uomo vero che stà male , schiviamo quello che tende la mano per elemosina, sappiamo solo dire”vai a lavorare…non hai il reddito di inclusione?”cattiverie , miste a realtà .

San Michele e la sua gente venuta ad onorarlo non solo dal quartire , ma da ogni parte della città è uscito trionfante dalla chiesa e con la forza degli uomini del territorio fece la sua danza con la musica gioiosa in sottofondo.

Liberaci dal male Michele, tu che con la tua spada allontani il brutto, vigila sul territorio, sulla gente, su tutti quelli che in questi anni si sono spesi per il bene del quartiere, per dargli nuova luce, tu bellissimo e luminoso, vestito d’oro fai uscire ancora una lacrima anche al più duro dei cuori, per tutti i picciriddi di ballarò e non solo , che abbiano presto un giardino vero, fatto di alberi, fiori , scivoli e altalene, che possano giocare non solo in strada perchè la strada non è bella Per tutte le mamme coraggio e gli operatori del territorio che non perdano la gioia e la voglia di fare, le privazioni rendono bruttini, quando sorridiamo i visi si illuminano, non vogliamo una città spenta, non vogliamo trascinarci,non vogliamo circhi sporadici, ma giochi tutto l’anno! aiutaci….. ! 05.10.2025

Sabrina Miriana      

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