sabato, Novembre 8, 2025
No menu items!
spot_img
HomeAttualitàAumento cedolare affitti brevi. Aigab: stangata sulle famiglie

Aumento cedolare affitti brevi. Aigab: stangata sulle famiglie

Una vera e propria stangata sulle famiglie italiane, perché colpisce le oltre 500.000 case oggi presenti online, il 96% delle quali appartiene a proprietari singoli; un provvedimento che va a penalizzare tutte le famiglie che mettono a reddito un immobile per integrare il proprio tenore di vita; una doppia batosta perché arriva in un anno in cui abbiamo registrato una stagnazione del turismo straniero e, soprattutto, una diminuzione drastica del turismo italiano, con molti connazionali che hanno utilizzato la seconda casa, negli anni precedenti affittata per brevi periodi per sostenersi economicamente, per fare le vacanze. Il commento dell’Associazione Italiana Gestori Affitti Brevi contro l’innalzamento al 26% per gli affitti brevi, contenuta nella bozza della Finanziaria è tranchant.

“Un incremento del 24% dell’imposta avrà un effetto drammatico, perché nel lungo periodo rischia di avere un impatto enorme sui redditi delle famiglie, sulla loro capacità di muoversi, di viaggiare e di affittare case nelle destinazioni italiane – sia di mare che di montagna o città d’arte” spiega il Presidente AIGAB Marco Celani (foto) che aggiunge: “Aspettiamoci anche una ricaduta negativa sull’indotto, perché, come abbiamo misurato, nei primi otto mesi dell’anno il settore ha generato circa 8,2 miliardi di euro di canoni di locazione, tra affitti brevi e transitori.
Con una manovra di questo tipo ci si aspetta una contrazione di questo valore, con conseguenze dirette sull’economia: se gli italiani non viaggiano e non vanno in vacanza, spendono di meno, e questo colpisce anche i settori di trasporti, ristorazione, shopping, cultura e manutenzione delle case.
Già due anni fa, quando era stato introdotto l’aumento dell’aliquota al 26% per le seconde case online, si era vista una forte diminuzione del numero di case acquistate per investimento.
In passato, chi possedeva una seconda o terza casa la ristrutturava per metterla a reddito; l’aumento dell’imposta ha disincentivato questo comportamento. Il rischio, nel lungo periodo, è una diminuzione del valore complessivo delle case degli italiani.
Ricordiamo che in Italia ci sono 9,6 milioni di abitazioni vuote e che la ricchezza delle famiglie italiane è in gran parte concentrata negli asset immobiliari.
Se il valore delle case cala, il problema diventa strutturale per l’intera economia del Paese”.
L’esecutivo, è la richiesta di AIGAB, retroceda da quello che viene definito un autogol clamoroso soprattutto per un Governo che ha sempre dichiarato di non voler aumentare le tasse e, soprattutto, di voler tutelare il patrimonio immobiliare delle famiglie italiane.
“È infatti paradossale – spiega Celani – che, mentre si pensa di escludere la prima casa dall’ISEE, si vada invece a tassare pesantemente la seconda casa, che nell’oltre 30% dei casi è frutto di un’eredità situata in località dove i proprietari non hanno interesse a investire, ma che cercano comunque di mantenere e valorizzare.
Questa misura rappresenta dunque un vero e proprio paradosso e una nuova batosta per le famiglie italiane, che si troverebbero ancora una volta penalizzate, e di tutti gli attori di una filiera virtuosa che, ricordiamolo, nei primi otto mesi del 2025, nonostante il peso negativo delle restrizioni e di continui ulteriori adempimenti introdotti, ha contribuito con 41,7MLD sul PIL nazionale tra prenotazioni dirette (8,2MLD), indotto (33MLD) e ristrutturazioni, arredi e manutenzioni (0,6MLD)”.

RELATED ARTICLES
Advertismentspot_img
- Advertisment -spot_img

ULTIME NOTIZIE

Advertismentspot_img
Advertisment